Il 5 aprile 2025 è stato presentato il diario di Gino Zani, Memorie inutili di vita sprecata, a Reggio Calabria nella splendida cornice di Palazzo Trapani Lombardo.
I Reggini sono intervenuti numerosi, gente comune, curiosi, professionisti e addetti ai lavori... questo è per l'Istituto IGZ e per i nipoti motivo di gioia e orgoglio che ci fa capire che stiamo lavorando nella giusta direzione con l'obiettivo di fare conoscere la figura e l'operato di Gino Zani alle nuove generazioni.
Vogliamo qui ringraziare pubblicamente la famiglia Trapani Lombardo e tutti gli amici di Reggio per avere permesso che l'evento avesse luogo in uno dei più bei palazzi progettati dal nonno e per averci aiutato nella organizzazione dell'evento.
Riteniamo di fare cosa gradita riportando una breve sintesi degli interventi che si sono succeduti in quella bella e piacevole giornata Reggina, per quanti non sono potuti intervenire.
Intervento del nipote arch. Gino Zani
Ci si domanderà, forse, come mai è trascorso tanto tempo, ben sessant’anni, dalla scomparsa dell’Ingegnere prima che si decidesse di pubblicare queste sue Memorie. La ragione che ha frenato i figli derivava dallo scrupolo di rispettare la sua gelosa riservatezza evitando di esporre al pubblico la narrazione dei suoi fatti personali e delle sue intime riflessioni, contenute in un documento destinato solo ai suoi discendenti. Ora, trascorso un lasso di tempo assai considerevole, noi nipoti, riprendendo in mano il testo, abbiamo constatato e ritenuto che l’importanza di tale documento, per la comprensione della sua opera e la relazione di questa con le vicende storiche entro le quali si è espressa, fosse prevalente rispetto al dovere di proteggere la sua sfera personale. Anzi, la conoscenza approfondita della persona poteva chiarire meglio i tracciati del suo percorso professionale.
L’ampiezza di argomenti trattati, che vanno dal privato al costume popolare, all’ambito tecnico ed architettonico, alla cronaca politica offrono molteplici chiavi di lettura che stimolano l’interesse di diverse tipologie di lettori. Al principio, un acquarello delizioso e ironico del periodo della sua infanzia delinea i tratti del costume popolare della San Marino di fine ottocento. Prosegue con la cronaca della sua carriera di studente faticosamente conquistata tra le difficoltà economiche ed il rigore dell’alto profitto necessario per conseguire le borse di studio che la sua Repubblica gli forniva, senza le quali non avrebbe potuto frequentare gli studi, pur mantenendo sempre uno spirito allegro e socievole non estraneo a qualche burla goliardica. Poi, appena laureato, c’è l’impulso della partenza per una breve ricognizione sui luoghi del disastroso terremoto di Reggio Calabria del 1908. Vi resterà, invece, ventisette anni durante i quali in vario modo diede un contributo essenziale alla ricostruzione della città. Inizialmente, recandosi tra mille disagi e imprevisti nei più sperduti e isolati paesini dell’entroterra a sovraintendere alle demolizioni o recuperi degli edifici lesionati, ha modo di descrivere la condizione di estrema arretratezza dei villaggi più lontani dalla città. Successivamente interviene la narrazione della sua opera di progettista e direttore delle opere di ricostruzione, soprattutto a Reggio Calabria, occupandosi di numerosi tra i più importanti edifici della città e realizzando diversi quartieri di edilizia economica e popolare che era sentita da lui come l’istanza più urgente per restituire dignità alla popolazione prostrata dal terremoto. Nel Diario si racconta come venne ideato un sistema estremamente innovativo, rapido, economico ed architettonicamente evoluto e pregevole per realizzare questo tipo di edifici. Naturalmente in tutte le costruzioni applicò nuovi criteri antisismici da lui studiati e basati sull’innovativo impiego del calcestruzzo armato, trovando e superando notevoli resistenze da parte di addetti e autorità nel fare accettare e inserire nelle normative tale pratica. Infine, dopo varie vicissitudini ed alcune sconfitte, si legge del suo rientro a San Marino dove procederà ad un’imponente ristrutturazione della città antica, ridotta ad un misero aggregato di povere case in un contesto urbano fortemente degradato. Questo progetto, interamente realizzato, rappresenta quasi un caso unico di riprogettazione di una città. La sua particolarità risiede nella traduzione in struttura urbana dei valori e dei simboli della secolare Libertà dell’antica Repubblica, entro un abile equilibrio tra dignità delle sedi funzionali ed istituzionali della Capitale della Repubblica e la consapevolezza della sua limitata dimensione territoriale e politica. Tutto questo è narrato all’interno dell’intreccio inscindibile tra la vicenda urbanistica e i particolari sviluppi politici della prima metà del novecento.
Mi piace ricordare, qui, un paio di episodi che hanno interessato il suo rapporto con Reggio. Abbiamo sempre immaginato che la sua partenza per Reggio Calabria, all’indomani del terremoto del 1908, fosse avvenuta per iniziativa dell’Università. In vero leggiamo nel suo Diario che, fresco di laurea, rientrando a Bologna da San Marino dopo le feste natalizie, trovò un gran fermento di giovani che volevano partire per Reggio per portare il proprio contributo ai soccorritori. Questo lo colpì molto e volle partire anche lui. Andò, allora, dall’ing. Muggia, suo datore di lavoro e professore in Università e suggerì che poteva essere assai utile andare a Reggio a verificare se la tecnica del calcestruzzo armato potesse trovare utile applicazione in ambito antisismico. Il professore reagì con una sonora risata. Poi, ripensandoci, uno o due giorni dopo lo convocò e gli chiese di recarsi sul posto per conto dell’Università e, nell’arco di un paio di settimane, tornare a riferire le sue valutazioni. Dunque, questa svolta fondamentale della sua vita non fu per casualità ma derivò da una sua precisa scelta, seppure inconsapevole del grande coinvolgimento che lo attendeva. Un secondo episodio è relativo alla sua ideazione della via Marina. All’epoca della stesura del Piano Regolatore per Reggio, l’Ingegnere Capo chiese un parere a Zani sul progetto. Zani sollevò critiche alla configurazione planimetrica della città, che ricalcava quella pre-terremoto, suggerendo che l’occasione era propizia per dare alla città un aspetto paesaggisticamente molto più gradevole prevedendo un impianto viario più appropriato al pendio su cui si adagiava la città, con strade oblique e di pendenza limitata, in sostituzione della maglia a strade ortogonali, generando scorci panoramici di ottimo effetto e un paesaggio urbano più attraente. Naturalmente fu immediatamente messo a tacere, dal momento che la sua proposta andava a mettere in discussione gran parte della maglia delle proprietà private. Ma osservando, poi, la previsione per la via Marina, ovvero una strada piatta e larga 50 metri, la definì un “deserto di sole”. Propose, al suo posto, due strade parallele, su livelli differenti, con al centro una ampia spina verde per il fresco ed il passeggio. Ovvero l’attuale e splendida via Marina. La proposta venne accolta e fatta propria dagli estensori del piano; naturalmente della proposta non venne attribuito alcun merito a Zani.
In questo suo scritto sono riportati con sincerità e dettaglio i suoi successi professionali ma anche le amare sconfitte e le profonde delusioni, anche private, che lo hanno segnato. La sua intera opera può essere letta attraverso i filtri dei tratti specifici del suo carattere. In contrasto con un costante timore nelle sue effettive capacità, si evidenzia la consapevolezza dei buoni risultati ottenuti in molte sue opere che, però, Zani non pare attribuire a particolari doti e meriti, ma alla normale conseguenza di buoni studi universitari; semmai erano altri tecnici a non essere all’altezza del titolo. Si noterà la mancata traduzione di molte importanti innovazioni tecniche introdotte nei processi costruttivi, specie a Reggio Calabria per la ricostruzione, in un reale vantaggio economico; questo appare chiaro e si spiega comprendendo quanto fosse più interessato allo sviluppo del suo lavoro che a farne oggetto di speculazione. Emerge l’estrema riservatezza per i propri sentimenti e le sue sensibilità così come la profonda gratitudine per la sua Repubblica per la quale ha sempre lavorato, fino dai primi giorni da laureato, senza mai chiedere nulla in cambio.
Tutta la stesura è estremamente dettagliata con nomi, luoghi, date. Il manoscritto porta pochissime correzioni, come scritto di getto con grande padronanza letteraria. La corposità dei due volumi non deve spaventare: si legge con grande fluidità e fascino narrativo. Il testo è strutturato in paragrafi abbastanza brevi riassunti in un indice molto dettagliato che permette di tornare in ogni momento a cercare facilmente informazioni o passi specifici.
In conclusione, questo testo consente di comprendere meglio l’opera di Gino Zani attraverso la conoscenza della persona all’interno dei contesti culturali, sociali e storici che possono averne inevitabilmente influenzato scelte e pensiero.
Intervento dell'arch. Massimo Lo Curzio
L’attività di Gino Zani a Reggio Calabria
I diari di Gino Zani hanno la capacità di darci una serie di notizie e riscontri che competono in maniera assai significativa quanto già faceva parte del racconto delle sue realizzazioni, tanto a Reggio Calabria che nel resto dei luoghi scelti per esternare le sue capacità progettuali. Cosa che per quel che riguarda le sue opere calabresi ho espresso nel lontano 1986 laddove ho indicato come assai significativo, se non centrale, il suo ruolo nella ricostruzione urbana. Per me questo diario è di un’importanza fondamentale perché offre la possibilità – per chi ha studiato Gino Zani o lo vuole sistematicamente (o storicamente) valutare – di coniugare i fatti quotidiani con la realizzazione di idee e progetti da attuare.
In particolare la prima parte, quella che riguarda la sua presenza in Calabria subito dopo la tesi e la fase di avvio dell’attività professionale è assolutamente significativa perché legata alla sua attività come tecnico del Genio Civile inviato a pochi mesi di distanza del terremoto del 28 dicembre 1908, per contribuire al funzionamento e alla ricrescita di Reggio Calabria. In un momento in cui le macerie arrivavano al primo piano delle costruzioni la sua attività è certamente di responsabilità pubblica ma – di fatto - occasione di un volontariato spinto, come ben sa chi si è confrontato con circostanze analoghe. L’emergenza mette a nudo esigenze e necessità che ci fanno confrontare con la capacità di reagire. È quello che succede a Gino che sfodera, ben aldilà delle sue doti di tecnico, delle capacità di risposta che si commisurano direttamente alle esigenze.
Dal bisogno di ricostruire nascono le sue mille idee per la razionalizzazione dell’edificare in un momento in cui la carenza di materiali è cronica e la manodopera impreparata. Da qui la completa messa a punto di soluzioni innovative con uso di «blocchiere» atte a “stampare” elementi sagomati in grado di far risparmiare tempo e operai, oltre a configurare strutture in c.a. (pilastri e travi) senza l’uso di casseforme. O l’innovazione della progettazione e costruzione della Prefettura impostata su livelli sfalsati per superare le norme sulle altezze emanate nel 1909. Come anche l’idea della via Marina concepita con l’uso di strade e piani inclinati evitando la rigidità del piano regolatore de Nava. Così come l’idea di un laboratorio dell’Ente Edilizio atto a sperimentare solai armati sottili e a far impratichire gli operai certamente non avvezzi all’uso del cemento armato.
Ma la cosa per me più sconvolgente e innovativa è la capacità di progettare direttamente unità edilizie di costo estremamente contenuto con una estrema razionalità adottando soluzioni progettuali avanzate (Gropius e Le Corbusier devono ancora manifestarsi) utilizzando metodi tecnicamente e formalmente praticabili oltre che adeguati alla realtà.
Per questo il Gino Zani che opera a Reggio Calabria è a mio avviso è l’architetto più fecondo – rispetto alle fasi successive - perché la giovane età, la capacità tecnica e la volontà di sperimentazione gli fanno conseguire risultati di estremo rilievo.
Il diario offre a chi ne conosceva l’opera essenzialmente per i disegni e i progetti il rovescio, cioè la dimensione umana testimoniata da mille spunti dai condizionamenti del contesto urbano e della burocrazia assai invisa ad uno scalpitante romagnolo.
Intervento della dott.ssa Laura Rossi
Il diario della vita di Gino Zani, Memorie inutili di vita sprecata, è una storia individuale ma anche uno spaccato di storia politica, economica, sociale e culturale d’Italia e di San Marino; composta di racconti nel racconto può costituire interesse per i cittadini della sua terra natale, per quelli della città di adozione, nonché per gli amanti del genere biografico o della lettura in genere. Ne emerge il ritratto di un uomo integro sul piano morale, un uomo non di partito né di apparato, anche se interessato alla politica, di uno studioso che amava ricercare e documentarsi prima di progettare e realizzare, di un professionista serio, di un tecnico che possedeva l’estro dell’artista e l’abilità pratica dell’artigiano, un uomo del fare, desideroso di costruire, sistemare, riordinare, operando indifferentemente con tecniche moderne o sistemi antichi: come contribuì alla ricostruzione di RC utilizzando il cemento armato, così abbandonò il cemento armato utilizzando la pietra del monte per dare un assetto urbanistico e consono al suo paese e alla sua storia.
Intervento dell'arch. Leo Marino Morganti
Le condizioni d’indigenza in cui Gino Zani visse gli anni dell’infanzia e giovinezza a San Marino, giunto a Reggio Calabria, le ritrova, sommate alla disperazione, in quella martoriata città. Il diario è anche un racconto parallelo di realtà lontane, ma assai vicine nelle difficoltà quotidiane.
Nonostante il momentaneo distacco, Zani non rescinde il legame con i luoghi e gli affetti della sua terra d’origine. Anche se a distanza di mille chilometri, già nel 1911, invia a San Marino i progetti per una scuola primaria. Edificio che, comunque, non volle riconoscere fino in fondo poiché modificato nella realizzazione.
Essere Membro onorario della Commissione per i Ricordi Storici di San Marino fu l’occasione per esporre molte idee in merito alla necessità di “dare un carattere al Paese”, rimettere ordine alla vecchia San Marino, ridotta, a suo dire, a una misera cittadella medievale mal tenuta: con edifici in condizioni ruinose e priva dei requisiti essenziali per l’igiene urbana, laddove le fogne a cielo aperto la facevano da padrone. Grazie a quegli interventi in Commissione gli fu assegnato il compito di progettare l’Ara dei Volontari. Nel diario, tuttavia, Zani rimprovererà i suoi interlocutori per avere “sbagliato a leggerne i disegni” e, nonostante i pareri positivi espressi durante l’inaugurazione del monumento, non ne resterà del tutto soddisfatto.
Al rientro in Patria, dà impulso alla stesura dei programmi per la rinascita di San Marino. Programmi che, oltre ai restauri delle fortificazioni, proseguiranno con la realizzazione di due piani di fabbricazione (Piani Regolatori), entro le mura (Interno) e fuori le mura (Esterno). Il suo cruccio maggiore, a parte le critiche, che espone spesso con fare diplomatico, nei confronti dei suoi interlocutori “bravi, ma inesperti”, fu quello di non avere potuto portare a termine tutte le fasi dei due grandi interventi; in particolare di non avere potuto portare a compimento il Palazzo degli Uffici. Per il progetto del quale, visto lo smacco di vederselo giudicare da chissà quali altri professionisti suoi colleghi, chiese l’approvazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia. Ebbe la soddisfazione del <<Bene Stare>> e, per giunta, con encomio, di cotanto Organismo, in barba ai committenti locali. Nella narrazione del fatto si coglie tutta l’amarezza dell’offesa di averlo voluto mettere alla berlina di colleghi che egli considerava non all’altezza.
Questo e altri episodi sono esposti nelle memorie. Pagine indispensabili per conoscere la San Marino e la Reggio Calabria di quegli anni; ma, soprattutto, per chi studia l’Opera di Zani: oltre alle conferme di quanto già conosciuto, si hanno numerose altre fondamentali notizie del grande lavoro per la rinascita delle due città.
Nel 2008, l’UNESCO dichiarò: Patrimonio dell’Umanità, il Centro Storico di San Marino con un chiaro riferimento al fatto che la “Città di Gino Zani” corrisponde appieno alla singolarità istituzionale della nostra Repubblica.